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Compagne di viaggio: Barrette energetiche
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Compagne di viaggio: Barrette energetiche

Origini, evoluzione, tipologie e il ruolo chiave nel ciclismo
ENERVIT Barretta energetica Power Crunchy con gocce di cioccolato, 40 g |  dm Italia

Una mano nella tasca della maglia, uno strappo veloce all’involucro, e via: energia pronta all’uso. Per chi pratica il ciclismo – specialmente quello di lunga distanza e gravel – la barretta energetica non è solo uno snack, ma un vero e proprio strumento tecnico.

Un alleato silenzioso nelle lunghe ore in sella, tra fatica, polvere e panorami mozzafiato. Ma come sono nate le barrette energetiche? Come si sono evolute e, soprattutto, quali sono le differenze tra i prodotti che troviamo oggi sul mercato?

Dallo spazio alle strade sterrate: la nascita delle barrette

La storia delle barrette energetiche ha origini ben lontane dalle salite e dalle pedalate. Negli anni ’60, il primo a dover affrontare il problema dell’alimentazione in condizioni estreme fu niente meno che la NASA.

Serviva un alimento compatto, ad alta densità calorica, pratico da consumare in assenza di gravità. Nacquero così i primi cibi-barretta, veri precursori di quello che oggi è parte integrante del mondo sportivo.

Negli anni successivi, l’industria alimentare ne colse il potenziale: prima per il trekking e l’alpinismo, poi per gli sport di endurance. Già negli anni ’80 alcuni ciclisti professionisti sperimentavano con versioni rudimentali di barrette, spesso autocostruite: miele, cereali, frutta secca, burro d’arachidi.

Ma è solo con l’esplosione del fitness e della nutrizione sportiva negli anni ’90 e 2000 che le barrette diventano un prodotto di massa.

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Evoluzione e boom di mercato

Oggi le barrette energetiche sono ovunque. Dai negozi specializzati ai supermercati, dagli stand delle granfondo agli zaini degli ultracyclist, il mercato è vasto, diversificato, in continua espansione.

Tecnologia alimentare, attenzione alla salute e marketing hanno trasformato un semplice blocco calorico in una galassia di prodotti differenti, progettati per ogni momento dell’attività sportiva.

C’è chi cerca la massima digeribilità, chi ingredienti biologici, chi una consistenza morbida da masticare anche in quota.

I marchi si sono moltiplicati: dalle multinazionali come SIS, PowerBar, Enervit, ai piccoli produttori artigianali italiani, passando per marchi orientati alla naturalità come Clif o RawBite.

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Tipologie: ad ognuno la sua barretta

Uno degli aspetti più affascinanti è la specializzazione delle barrette. Non esiste una “taglia unica”. Il ciclista deve scegliere in base all’intensità dell’attività, alla fase dello sforzo, alle sue caratteristiche fisiche e digestive.

  • Barrette energetiche pre-ride: spesso ricche di carboidrati semplici, studiate per essere assorbite velocemente e fornire energia subito disponibile.

  • Barrette da endurance: un mix di carboidrati complessi e grassi “buoni”, che garantiscono un rilascio graduale di energia durante uscite prolungate.

  • Barrette proteiche: pensate per il recupero post-allenamento, aiutano il muscolo nella fase di ricostruzione, spesso abbinate a minerali come zinco e magnesio.

  • Barrette “naturali”: sempre più diffuse tra chi cerca alimenti poco lavorati, con ingredienti riconoscibili come datteri, mandorle, avena, frutta disidratata, miele.

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Ingredienti: leggere l’etichetta fa la differenza

Se un tempo la scelta era semplice (ce n’era una, due al massimo), oggi leggere l’etichetta è fondamentale. Cambiano non solo le calorie, ma il tipo di zuccheri utilizzati (glucosio, fruttosio, maltodestrine, isomaltulosio), la presenza di fibre, l’indice glicemico, il carico proteico, la quota di grassi saturi.

Non è solo questione di nutrizione: anche la digeribilità e la consistenza sono determinanti. In una gara gravel con 30 gradi sotto il sole o in una marathon sotto la pioggia, aprire una barretta dura come il cemento può diventare un’impresa. Ecco perché alcuni brand curano il packaging e la consistenza in modo maniacale, pensando proprio alle condizioni reali d’uso.

Benefici e limiti

I benefici delle barrette energetiche sono evidenti: energia pronta, compattezza, facilità di consumo, stabilità a lungo termine. Sono facili da trasportare, non colano, si conservano bene, forniscono una porzione controllata e facilmente digeribile.

Ma non bisogna esagerare. Troppo zucchero in una sola uscita può causare gonfiore o “crash” glicemici, soprattutto se si scelgono solo barrette ricche di zuccheri semplici. È buona pratica alternare barrette, gel, bevande isotoniche e cibo “vero” – come un panino, una banana, una torta di riso – per mantenere un equilibrio nutrizionale e digestivo.

Gravel e barrette: un connubio naturale

Il mondo gravel si presta particolarmente al consumo di barrette. Le uscite sono spesso lunghe, fuori dalle rotte classiche, con pochi ristori disponibili. Il ciclista gravel vive l’imprevisto, il silenzio, la fatica: avere una riserva di energia compatta e affidabile è una forma di autosufficienza, ma anche di sicurezza.

Non a caso, molti brand stanno lanciando barrette pensate proprio per il pubblico “avventuroso”: con gusti meno dolci, confezioni ecologiche, consistenze facili da masticare anche durante una salita sconnessa.

Da cibo spaziale a compagno di viaggio su due ruote, la barretta energetica ha fatto tanta strada. È cambiata, si è raffinata, si è adattata. Ma il suo scopo è rimasto lo stesso: dare energia quando ne hai più bisogno. E nella prossima avventura gravel, tra fango, vento e chilometri, sarà ancora lì, fedele, nella tua tasca posteriore. Pronta a darti quel piccolo, grande aiuto.


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