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Boom gravel 2026: più di 100 eventi… e nessuno sa se sia una grande notizia o un disastro annunciato
Parlando con eventbike.it è emerso un dato sorprendente: nel database 2026 sono già presenti circa 300 eventi ciclistici tra gravel, strada e mountain bike. Oltre 100 sono gravel, un numero che – da solo – supera l’intero calendario italiano di appena pochi anni fa. E siamo ancora a novembre: mancano le manifestazioni che solitamente cadono nella seconda metà dell’anno o quelle che devono ancora definire la data ufficiale.
Una crescita così rapida racconta un fenomeno vivo, diffuso e partecipato. Ma allo stesso tempo apre una serie di interrogativi sulla sostenibilità del calendario italiano, sempre più affollato e spesso privo di una reale strategia comune.
Un calendario che rischia di frammentare il movimento
La moltiplicazione degli eventi è un segnale positivo solo in apparenza. In realtà rischia di provocare un effetto contrario: la dispersione dei partecipanti, l’eccessiva sovrapposizione di date e la difficoltà, per gli organizzatori, di garantire qualità, sicurezza e servizi adeguati.
Molti eventi sono proposti da realtà giovani o improvvisate, attratte dalla popolarità del gravel ma prive dell’esperienza necessaria per gestire logistica, sicurezza e rapporti con il territorio. Il risultato è un calendario ricco, sì, ma spesso eterogeneo nella qualità e talvolta incapace di offrire quell’esperienza memorabile che un ciclista si aspetta quando paga una quota di iscrizione non sempre contenuta.
Troppa offerta abbassa il livello?
Il rischio principale è quello di una “inflazione di eventi”: quando ce ne sono troppi, tutti indistinti, è più difficile per i partecipanti capire quali valgono davvero il viaggio, il weekend e il costo dell’iscrizione.
In parallelo, gli organizzatori più seri faticano a emergere o si trovano a competere su date troppo vicine, con un pubblico inevitabilmente frammentato.
In mercati più maturi, come quello internazionale, si è già visto cosa accade in questi casi: partecipazioni più basse, difficoltà economiche, eventi che nascono e spariscono nel giro di una stagione, e soprattutto un indebolimento della percezione complessiva del movimento.
Serve una selezione naturale o una regia comune?
Non si tratta di auspicare meno gravel, anzi. Il problema non è la quantità, ma l’assenza di coordinamento e standard.
In Italia manca tuttora un calendario ufficiale, un sistema di classificazione, una regia che aiuti a valorizzare gli eventi migliori e a guidare quelli emergenti verso standard minimi condivisi.
Una “selezione naturale” arriverà comunque, ma rischia di lasciare scontenti partecipanti e organizzatori. Meglio sarebbe avviare un confronto tra realtà associative, enti locali, organizzatori e piattaforme come eventbike.it per creare criteri chiari e un calendario meno caotico, più leggibile e più sostenibile.
Un 2026 da osservare con attenzione
Se oltre 100 eventi gravel risultano già in calendario prima ancora che inizi l’inverno, il 2026 si preannuncia come un anno cruciale. Potrà essere la stagione della consacrazione definitiva del movimento oppure quella in cui si iniziano a vedere i primi segni di saturazione.
Una cosa è certa: la quantità non basta più. A fare davvero la differenza, per il futuro del gravel italiano, sarà la qualità.





