Lo scontro tra FCI e ACSI non accenna a placarsi. Dopo la sospensione della convenzione tra i due enti, annunciata dalla Federazione Ciclistica Italiana lo scorso 14 ottobre, e il botta e risposta di comunicati che ne è seguito, la vicenda entra in una nuova fase. Venerdì la FCI aveva lasciato intendere la possibilità di riattivare la convenzione, ma solo a determinate condizioni. Da allora, però, nulla si è mosso.
A smuovere le acque, oggi, ci hanno pensato gli organizzatori delle granfondo su strada ACSI, che hanno deciso di prendere posizione pubblicamente. Sessantasette manifestazioni – oltre il 70% degli eventi ciclistici amatoriali organizzati in Italia – hanno firmato una lettera congiunta a sostegno dell’ACSI, chiedendo alla Federciclismo di aprire un dialogo e ascoltare la voce di chi, concretamente, tiene in piedi il movimento.
La posizione degli organizzatori
Nel comunicato, gli organizzatori ricordano come da anni l’ACSI rappresenti per loro un punto di riferimento insostituibile, grazie alla competenza tecnica, alla serietà organizzativa e alla costante vicinanza alle società sportive e agli atleti.
Viene riconosciuto il ruolo fondamentale dell’Ente anche nel dialogo con istituzioni, Prefetture, forze dell’ordine e strutture sanitarie, oltre che nell’impegno per la sicurezza e la qualità degli eventi.
Secondo gli organizzatori, la presunta “violazione” che avrebbe portato la FCI a sospendere la convenzione riguarda una clausola legata alle gare superiori ai 120 chilometri. Su questo punto, ricordano, da oltre cinque anni esiste una deroga ufficiale e concordata, avallata dalle precedenti governance federali. Grazie a tale intesa, spiegano, sono state organizzate Gran Fondo di alto livello tecnico e di grande successo, mai contestate e anzi apprezzate per la qualità e la sicurezza.
Conseguenze immediate
La decisione della FCI – sottolineano i firmatari – ha avuto effetti immediati e pesanti: incertezza per le manifestazioni già programmate, danni economici per organizzatori e operatori turistici, disorientamento tra i tesserati e difficoltà nella gestione dei servizi di sicurezza, come le moto staffette. Tutto questo, aggiungono, senza alcun preavviso e senza possibilità di confronto.
Gli organizzatori parlano apertamente di una scelta che nulla avrebbe a che vedere con il rispetto delle regole, ma piuttosto con la volontà di spostare affiliazioni e tesseramenti verso la Federazione, o di lasciare spazio ad altri interessi. Una decisione, dicono, che penalizza chi lavora ogni giorno per far crescere lo sport e mina i valori di collaborazione che dovrebbero unire il mondo del ciclismo.
L’appello finale
Il documento si chiude con una richiesta chiara: riattivare subito la convenzione tra FCI e ACSI, garantendo la continuità delle manifestazioni già in calendario. «Sospendere l’attività dell’ACSI – scrivono – significa colpire lo sport di base, le comunità e le persone che con passione rendono possibile ogni evento. L’ACSI è una garanzia per il movimento amatoriale, per la qualità degli eventi e per la tutela dei praticanti».
Tra i firmatari figurano molte delle più importanti manifestazioni del panorama nazionale: GF Laigueglia, Colnago Cycling Festival, GF Michele Scarponi, GF Via del Sale – Fantini Club, Green Fondo Paolo Bettini, GF Alassio, GF Fausto Coppi Officine Mattio, Giro delle Dolomiti, Geogravel Tuscany, Top Dolomites, e molte altre.
Un fronte ampio e compatto che chiede, a gran voce, il ritorno al dialogo e al buon senso, prima che le divisioni istituzionali si trasformino in un danno irreparabile per tutto il ciclismo amatoriale italiano.


