Savana, fango e gloria
Lukas Baum e Haley Hunter Smith dominano la Migration Gravel Race 2025
Maasai Mara, Kenya – C’è un posto al mondo dove il gravel incontra l’Africa più autentica. Dove i corridori non affrontano solo avversari, ma anche zebre, elefanti, piogge torrenziali e salite infernali scavate nel fango. Quel posto è la Migration Gravel Race, e l’edizione 2025 è stata un’odissea lunga quattro giorni e 650 chilometri che ha consacrato Lukas Baum e Haley Hunter Smith come re e regina della savana.
Partita martedì 17 giugno, la corsa si è snodata attraverso i paesaggi selvaggi della riserva del Maasai Mara, tra pianure assolate, foreste dense, guadi profondi e sentieri tracciati più dagli animali che dagli uomini. Ogni tappa è stata un viaggio nel cuore pulsante dell’Africa, dove il ciclismo si fa avventura e la fatica ha il volto della polvere rossa.
Baum, la vittoria costruita con tenacia
Lukas Baum, portacolori della Speed Company, ha dato un segnale forte sin dalla prima tappa, imponendosi con autorità. Ma non è stata una cavalcata tranquilla: una battuta d’arresto nella seconda frazione lo ha messo sotto pressione, prima che tornasse a imporsi nella terza, tagliando il traguardo tra fango e pioggia... e finendo a terra in una curva scivolosa.
L’ultima giornata lo ha messo ancora alla prova: una foratura nei primi chilometri lo ha costretto a inseguire, ma la sua grinta lo ha riportato in carreggiata. Ha tagliato il traguardo finale senza vincere la tappa, ma con la certezza di aver conquistato la classifica generale con cuore, gambe e lucidità.
Haley Hunter Smith: forza mentale e poker face
Se Baum ha vinto costruendo, Haley Hunter Smith ha vinto resistendo. Dopo una partenza in sordina, la canadese della Trek Driftless ha trovato il suo momento nella seconda tappa, lanciandosi in una rincorsa che l’ha portata a vincere tre frazioni di fila.
Nel fango della terza tappa, con la bici che sbandava e la tensione che saliva, ha confessato di aver recitato un mantra tutto suo: “Push it, ma non fare la stupida”. E ha funzionato. Ha distanziato le rivali e preso il controllo della classifica generale, resistendo agli attacchi della sorprendente rwandese Xaverine Nirere, seconda assoluta e protagonista anche lei di un’ottima corsa.
Una corsa vera, in una terra vera
Non è stato solo un test sportivo, ma un’immersione completa in un ambiente unico. Le tappe si sono alternate tra il caldo secco della savana e l’umidità della foresta del Loita, tra i lunghi rettilinei ventosi delle “Dutch Mountains” e i single track nascosti sotto le chiome degli alberi sacri. I corridori hanno pedalato tra le giraffe e i pastori Maasai, attraversato fiumi a piedi e tratti di percorso dove solo il GPS poteva suggerire una direzione.
Dietro ai protagonisti, nomi noti e outsider hanno acceso la corsa: Hans Becking ha condiviso con Baum gran parte della fatica e chiuso secondo; Jordan Schleck è salito sul podio maschile con regolarità. Tra le donne, oltre a Nirere, buone prove anche per Claudette Nyirahabimana e Svenja Betz, mentre Maddy Nutt ha dovuto alzare bandiera bianca dopo una caduta.
Gravel Earth Series: il fascino dell’estremo
La Migration fa parte delle tappe “bonus” della Gravel Earth Series, con un punteggio maggiorato per chi sogna di vincere il circuito. Ma più ancora del ranking, qui conta l’esperienza: chi partecipa alla Migration non torna a casa solo con un risultato, ma con una storia.
E quella del 2025 ha un finale chiaro: Baum e Hunter Smith sono i dominatori della savana, i più forti in una gara che non perdona, ma che regala emozioni che nessun’altra sa dare.