Questa voglia incontrollabile di gravel
Un calendario sempre più affollato mette a dura prova gli organizzatori...
Negli ultimi anni, il movimento gravel ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando un fenomeno globale che attrae ciclisti di ogni livello ed esperienza. Una disciplina che ha abbattuto le barriere tra strada e sterrato, competizione e avventura, tracciando un nuovo modo di vivere la bicicletta.
Ma se il successo di questo formato è sotto gli occhi di tutti, il calendario sempre più fitto di eventi solleva inevitabilmente una domanda: troppi appuntamenti rischiano di snaturare lo spirito del gravel?
Un calendario sempre più affollato
Dai grandi eventi internazionali ai piccoli raduni locali, l'offerta gravel è oggi pressoché infinita. Ogni weekend, in ogni parte d'Italia, si trovano manifestazioni che promettono percorsi suggestivi, esperienze uniche e quell'atmosfera di condivisione che da sempre contraddistingue questo movimento. Non più solo qualche evento di nicchia: oggi chiunque voglia partecipare a una manifestazione gravel ha solo l’imbarazzo della scelta.
Ci sono le grandi manifestazioni che richiamano migliaia di appassionati da tutto il mondo, spingendoli a percorrere centinaia di chilometri in completa autosufficienza. Poi ci sono le "Gravel Ride" locali, eventi più intimi, spesso organizzati da piccole realtà o gruppi di amici, che propongono itinerari meno estremi ma altrettanto affascinanti. E ancora, le formule ibride, dove il gravel incontra il bikepacking, la festa di paese o addirittura l’arte e la cultura.
Un'esplosione di eventi che certifica il successo della disciplina, ma che al tempo stesso solleva qualche dubbio.
Il bello di un evento gravel
Ma perché così tante persone vogliono prendere parte a un evento gravel?
La risposta è semplice: perché il gravel è un’esperienza totale.
Non si tratta solo di pedalare, ma di immergersi in un contesto diverso dal solito. Senza il cronometro a dettare i ritmi e senza l'ansia della competizione pura, si pedala per il gusto di farlo, per scoprire nuovi paesaggi, per condividere un’avventura con altri appassionati.
C’è chi parte per mettersi alla prova su percorsi impegnativi e chi lo fa con un approccio più rilassato, fermandosi a scattare foto, chiacchierare con altri partecipanti o godersi un ristoro improvvisato in una trattoria di campagna.
La formula “non competitiva” permette di attrarre anche chi, in un contesto agonistico, non si sentirebbe a proprio agio. La libertà di interpretare l’evento a proprio piacimento è il vero punto di forza.
Le difficoltà e il rischio di saturazione
Tuttavia, non tutto è perfetto. Se da un lato il boom del gravel ha moltiplicato le opportunità per gli appassionati, dall’altro ha creato alcune problematiche.
Sovrapposizione degli eventi: con così tante manifestazioni in programma, non è raro che più eventi si accavallino nello stesso weekend, costringendo i partecipanti a scegliere. Questo non solo frammenta il movimento, ma può mettere in difficoltà anche gli organizzatori, che si trovano a dover fare i conti con un bacino di partecipanti sempre più conteso.
Qualità dell’organizzazione: se i grandi eventi consolidati offrono generalmente percorsi ben studiati e una logistica collaudata, non sempre è così per le manifestazioni più recenti o improvvisate. Alcuni eventi rischiano di essere poco curati, con tracciati mal segnalati, ristori scarsi o addirittura problemi di sicurezza.
Il rischio di una "commercializzazione" del gravel: quello che fino a pochi anni fa era un movimento spontaneo, quasi underground, sta diventando un business. La crescita dell’interesse da parte di sponsor, aziende e organizzatori sta portando a una maggiore professionalizzazione, ma anche a una certa standardizzazione. Il rischio? Che il gravel perda la sua anima autentica, trasformandosi in un format preconfezionato.
Dove sta andando il gravel?
Il successo del gravel è ormai un dato di fatto, ma il futuro della disciplina dipenderà molto da come evolveranno gli eventi e da come gli organizzatori sapranno mantenere vivo lo spirito originario.
Forse la risposta non è cercare sempre nuovi eventi, ma valorizzare quelli esistenti, puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Magari ritornando all’essenza del gravel: esplorazione, divertimento e condivisione, senza bisogno di troppi orpelli.
Quel che è certo è che la voglia di gravel non accenna a diminuire. Anzi, sembra essere più forte che mai. E forse, in fondo, è proprio questo il bello.