La fatica di Shimano
Perché lo Shimano GRX RX717 Di2 fatica a decollare nel gravel
Il lancio dello Shimano GRX RX717 Di2 avrebbe dovuto rappresentare un passaggio chiave per l’elettronico gravel: più accessibile, monocorona, pensato per contrastare l’avanzata di SRAM nel segmento wireless. Eppure, a mesi dalla presentazione, la sua diffusione sui modelli di serie è sorprendentemente limitata. Un segnale che racconta molto non solo delle strategie dei grandi marchi, ma anche – e soprattutto – della natura del pubblico gravel.
Un gruppo che arriva fuori tempo massimo
Uno dei motivi principali della scarsa adozione del GRX RX717 Di2 è legato alle tempistiche. Shimano ha presentato il gruppo quando molti produttori avevano già definito le specifiche delle collezioni 2026. In un’industria che pianifica con largo anticipo, questo ha automaticamente escluso RX717 da molte line-up, indipendentemente dalle sue qualità tecniche.
A questo si aggiunge un confronto diretto difficile: SRAM propone ormai un ecosistema gravel completo, scalabile dall’entry level fino al top di gamma, con gruppi a 13 velocità che, almeno sulla carta, risultano più “appetibili” dal punto di vista del marketing. Shimano, invece, si trova con una gamma elettronica gravel percepita come frammentata, senza un vero vertice e senza una proposta base realmente popolare.
Il vero nodo: il ciclista gravel
C’è però un aspetto spesso sottovalutato nelle analisi puramente industriali. Il mondo gravel non è sovrapponibile a quello strada o XC racing. Una parte enorme degli utenti gravel non è composta da “upgrade addicted”, ma da ciclisti nuovi, spesso provenienti da altri sport o dal cicloturismo, che hanno appena iniziato a pedalare.
Per questo pubblico, l’evoluzione tecnica continua, nuovi standard, un rapporto in più, elettronico contro meccanico, è percepita come marginale, se non addirittura inutile. Non è un caso se molte gravel bike continuano a essere vendute con gruppi meccanici affidabili e ben collaudati: funzionano, costano meno e rispondono perfettamente alle esigenze reali di chi pedala.
Affidabilità prima di tutto, il peso è secondario
Nel gravel la priorità non è il grammo risparmiato. Chi pratica questa disciplina cerca affidabilità, facilità di manutenzione, compatibilità e la certezza che la bici funzioni sempre, lontano dall’officina e spesso lontano anche dall’asfalto. In questo contesto, un gruppo elettronico come il GRX RX717 Di2 non viene giudicato tanto per il peso o per la tecnologia, quanto per il valore percepito rispetto al costo.
E qui il problema emerge chiaramente: per molti gravel rider, spendere di più per un upgrade elettronico non è una necessità, ma un lusso superfluo. Una mentalità che frena l’adozione di soluzioni come RX717, soprattutto se non offrono un vantaggio netto e immediatamente comprensibile.
Uno sguardo al futuro Shimano
Molti product manager sembrano già guardare oltre. I brevetti e le indiscrezioni parlano di un possibile futuro Shimano gravel completamente wireless, forse a 13 velocità e compatibile con standard come l’UDH. In quest’ottica, il GRX RX717 Di2 rischia di essere percepito come un prodotto di transizione, destinato più al mercato aftermarket che alle bici complete di alta visibilità.
La lenta diffusione dello Shimano GRX RX717 Di2 non è solo una questione di strategia industriale o di concorrenza con SRAM. È il riflesso di un movimento gravel che cresce soprattutto alla base, fatto di nuovi ciclisti e di utenti che chiedono semplicità, affidabilità e sostanza, più che l’ultima evoluzione tecnologica. Finché il gravel resterà fedele a questa filosofia, non sarà l’elettronico a fare la differenza.




