La caduta dei giganti
Crisi o transizione? Giant e Merida rallentano, Ideal resiste: segnali contrastanti dall’industria bici di Taiwan
Settembre non è stato un mese facile per i colossi taiwanesi del ciclismo.
Giant, Merida e Ideal Bike – tre tra i principali produttori al mondo – hanno registrato un calo delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2024.
Solo Ideal, il più piccolo del gruppo, è riuscito a contenere le perdite, restando quasi stabile. Dietro ai numeri, però, si nasconde una realtà più complessa, che racconta di un settore in piena transizione, tra domanda altalenante, crisi delle scorte e tensioni commerciali internazionali.
L’andamento delle vendite
Giant Group ha chiuso settembre con un fatturato di circa 146 milioni di euro, in calo del 13% rispetto all’anno precedente.
Da gennaio a settembre il gruppo ha accumulato 1,34 miliardi di euro di ricavi, segnando una contrazione del 17,8%.
Merida Industries, seconda potenza del settore taiwanese, ha registrato 64 milioni di euro nel mese, in calo dell’11%, e circa 611 milioni di euro nei primi nove mesi del 2025, con una flessione vicina al 9%.
Ideal Bike, al contrario, ha mostrato una certa stabilità: con 4 milioni di euro di ricavi a settembre (-0,6%) e 53 milionida inizio anno (+0,3%), l’azienda si conferma più flessibile e meno esposta alle turbolenze del mercato globale.
Sul fronte dei componenti, invece, la taiwanese Sun Race / Sturmey-Archer va in controtendenza, con vendite in crescita del 16% a settembre e oltre il 12% nei primi nove mesi dell’anno, segno che la domanda di accessori e ricambi mantiene una certa vitalità.
Le cause: cambi, tariffe e domanda in calo
La flessione generalizzata delle vendite taiwanesi ha radici molteplici. Uno dei fattori principali è la forza del dollaro taiwanese, che penalizza i ricavi delle esportazioni quando vengono convertiti nella valuta locale, riducendo i margini di profitto.
A pesare, però, è anche il nuovo clima commerciale internazionale. Le tensioni tra Stati Uniti e Taiwan hanno portato, nel corso del 2025, a tariffe fino al 32% sui prodotti taiwanesi, spingendo molti importatori a rivedere ordini e contratti. A questo si aggiungono i costi di trasporto e di logistica ancora elevati e la gestione complessa delle scorte: dopo il boom di vendite post-pandemia, il settore bici sta ancora smaltendo enormi volumi di magazzino.
Molti produttori – Giant e Merida in testa – hanno ridotto la produzione per riequilibrare le catene di fornitura. Nonostante ciò, le vendite rimangono sotto pressione, soprattutto nei mercati americano ed europeo, dove il consumatore medio ha rallentato gli acquisti di bici tradizionali, spostando l’interesse verso modelli elettrici o di fascia più alta.
Tra crisi e adattamento: strategie diverse
Se Giant e Merida pagano la loro dimensione globale – con esposizione a mercati turbolenti e logistiche complesse – Ideal sembra beneficiare di una struttura più snella, capace di adattarsi con rapidità.
La stessa Merida sta cercando di reagire puntando forte sull’elettrico: l’azienda ha annunciato investimenti per ampliare la gamma di e-bike destinate all’Europa e per rafforzare la propria capacità produttiva entro il 2026.
Al contrario, Giant sta diversificando la produzione verso mercati asiatici emergenti, dove la domanda di bici urbane ed e-bike rimane sostenuta. La crescita di Sun Race e del comparto componenti suggerisce invece che il cuore tecnologico della bici – trasmissioni, ruote, mozzi – mantiene margini di sviluppo più solidi rispetto al prodotto finito.
Impatti sul mercato europeo e sul segmento gravel
Per l’Europa, e in particolare per l’Italia, la frenata taiwanese non è un dettaglio. La gran parte delle biciclette e dei componenti venduti nel nostro continente proviene da fornitori taiwanesi o da aziende europee che assemblano telai e parti prodotte nell’isola. Una riduzione della capacità produttiva o una politica più prudente sulle esportazioni può tradursi in ritardi di consegna, minori disponibilità di scorte e prezzi più alti.
Il segmento gravel, oggi tra i più vivaci del mercato europeo, è uno dei più esposti: telai, ruote, manubri e gruppi vengono spesso da linee di produzione taiwanesi.
Questa situazione, però, potrebbe anche rappresentare un’opportunità: il rallentamento dei giganti asiatici apre spazi per marchi europei e artigiani che puntano su produzione locale, personalizzazione e filiera corta.
Interessante, infine, il dato sulle e-bike: nel terzo trimestre 2025, le esportazioni taiwanesi verso l’Unione Europea sono cresciute del 57%, a conferma del fatto che la mobilità elettrica resta il motore più dinamico del settore.
Il rallentamento delle vendite di Giant e Merida non è solo il segnale di una crisi congiunturale, ma il riflesso di un’industria che sta cambiando pelle. I margini si riducono, i costi crescono e la domanda globale si sposta verso prodotti più evoluti e sostenibili.
Taiwan, da sempre cuore pulsante della produzione mondiale di biciclette, dovrà ridefinire il proprio ruolo, investendo in innovazione e in una maggiore indipendenza tecnologica.
Per l’Europa – e per il movimento gravel – è il momento di leggere tra le righe di questi bilanci: dietro ai numeri ci sono sfide ma anche opportunità. Puntare su filiere locali, su qualità e su un rapporto più diretto tra produttore e ciclista potrebbe essere la chiave per uscire più forti da questa fase di transizione.