Il doping vien dal mare...
Dal fondo del mare arriva l’EPO “invisibile” che spaventa il ciclismo
Una scoperta rivoluzionaria per la medicina rischia di trasformarsi nel prelievo proibito definitivo: l’emoglobina di un verme marino trasporta 40 volte l’ossigeno umano e scompare in poche ore.
Non viene da un laboratorio sotterraneo, ma dal bagnasciuga delle spiagge bretoni. L’ultima frontiera del doping, quella che sta togliendo il sonno ai vertici della WADA (Agenzia Mondiale Antidoping), ha le sembianze umili dell’Arenicola Marina. Un comune verme della sabbia, lungo appena 15 centimetri, spesso usato come esca dai pescatori, ma dotato di un “superpotere” biologico che potrebbe riscrivere i record mondiali e, contemporaneamente, affossare la credibilità delle competizioni.
Una scoperta da Nobel, un rischio da podio
Tutto nasce dal lavoro del dottor Franck Zal, fondatore della start-up francese Hemarina. All’inizio degli anni Duemila, Zal isola una molecola denominata M101. Si tratta di un’emoglobina extracellulare capace di trasportare 156 molecole di ossigeno, contro le appena 4 dell’emoglobina umana.
In termini prestazionali, significa un sangue 40 volte più ossigenato.
Per la medicina è un miracolo: un “sostituto universale del sangue” perfetto per i trapianti d’organo, la chirurgia d’urgenza e gli scenari di guerra. Ma per lo sport, è l’inizio di un incubo.
L’effetto “Lance A”: roditori trasformati in campioni
I test di laboratorio non lasciano spazio a dubbi. Come riportato da Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera, i criceti dorati sottoposti a iniezioni di M101 – ironicamente ribattezzati “Lance A” in onore di Armstrong – hanno mostrato prestazioni fuori scala.
“La capacità del sangue di trasportare ossigeno si moltiplica per dieci, l’ipossia scompare, potenza e resistenza crescono in modo esponenziale. Topi comuni trasformati in maratoneti e scalatori insuperabili. Effetti collaterali? Zero.”
La beffa del Passaporto Biologico
Perché l’M101 fa più paura della vecchia EPO? La risposta sta nella tempistica.
Immediatezza: Mentre l’EPO richiede settimane per agire, il sangue del verme marino ha un effetto istantaneo.
Invisibilità: La sostanza viene smaltita dal corpo con estrema rapidità. Per essere rilevata, il prelievo dovrebbe avvenire entro 4-8 ore dalla somministrazione.
Secondo il dottor Zal, che ha già segnalato alle autorità contatti sospetti da parte di atleti professionisti, la sostanza è attualmente irrintracciabile nel Passaporto Biologico (ABP), poiché non altera i parametri ematici sul lungo periodo ma agisce come un “boost” temporaneo e fulmineo.
«Il vero nodo della questione risiede nell’inefficacia dell’attuale Passaporto Biologico (ABP) di fronte a questa molecola “fantasma”. Mentre l’EPO o le trasfusioni tradizionali lasciano tracce durature, alterando per settimane la produzione di globuli rossi o i livelli di reticolociti, l’emoglobina dell’Arenicola Marina è extracellulare: viaggia libera nel plasma senza gonfiare i valori ematici standard. Questo significa che un atleta può beneficiare di un’ossigenazione mostruosa durante lo sforzo senza che i suoi parametri biochimici risultino alterati nei controlli effettuati il giorno successivo.
Il problema è aggravato da una finestra di rilevamento estremamente ridotta, che trasforma la lotta al doping in una caccia all’uomo contro il tempo. L’M101 ha infatti un’emivita brevissima e viene smaltita dall’organismo in appena 4-8 ore. Per “incastrare” chi ne fa uso, i commissari della WADA dovrebbero effettuare il prelievo a ridosso della prestazione, quasi sulla linea di partenza, poiché un controllo post-gara rischierebbe di arrivare quando la sostanza è già evaporata, lasciando l’atleta con un profilo ematico apparentemente immacolato ma con un risultato da record in tasca.»
Corsa contro il tempo a Busan
Il tema è stato al centro dell’ultima conferenza della WADA a Busan, in Corea del Sud. Sebbene non siano ancora stati registrati casi di positività ufficiale, il sospetto che l’M101 stia già circolando nelle vene di qualche fuoriclasse è concreto.
Il nemico pubblico numero uno dello sport pulito oggi non è una molecola sintetica, ma un lombrico marino. Una sfida che mette a nudo la fragilità dei controlli attuali: se la scienza corre a 40 volte la velocità dell’ossigeno umano, l’antidoping rischia di restare pericolosamente senza fiato.



