Logistica, costi e sostenibilità della carriera dietro le scelte dei pro statunitensi
Lauren De Crescenzo, in un’intervista pubblicata su Cyclingnews, ha spiegato le ragioni che l’hanno portata — per il secondo anno consecutivo — a rifiutare la convocazione per rappresentare gli Stati Uniti ai Campionati del Mondo UCI Gravel. Una scelta condivisa da molte atlete di punta del panorama americano, tra cui Lauren Stephens, Sarah Lange e Alexis Skarda.
Secondo De Crescenzo, la decisione non riguarda tanto il prestigio dell’evento iridato, quanto piuttosto aspetti pratici come la logistica, i costi di trasferta e la sostenibilità economica di una carriera da gravel pro negli Stati Uniti.
Molti rider, infatti, trovano più conveniente concentrarsi sul Life Time Grand Prix, il circuito americano che offre maggiore visibilità, premi economici più consistenti e un modello sportivo più vicino alla cultura gravel nordamericana.
“Partecipare ai Mondiali è un onore, ma il sistema UCI non è sostenibile per chi vive di gravel negli USA”, ha dichiarato De Crescenzo. “Il Life Time Grand Prix rappresenta meglio il nostro modo di intendere questo sport”.
Il caso ha acceso un dibattito sempre più acceso tra il gravel “racing” europeo sotto l’egida UCI e il gravel autentico americano, fondato su spirito comunitario, sponsor diretti e indipendenza.
Ne avevamo già parlato anche nell’ultimo episodio del podcast di GravelNews, dove abbiamo discusso proprio del crescente divario tra i due modelli e di come questo possa influenzare il futuro della disciplina a livello globale.
Fonte: intervista, foto e articolo di Lauren De Crescenzo per Cyclingnews